Bonsai come curare...

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Bonsai: una forma d’arte in continua evoluzione

“Bonsai”, che tradotto dal giapponese significa “piantato in vaso piatto”, è l’appellativo utilizzato per indicare quegli alberi che vengono volontariamente mantenuti nani, attraverso tutta una serie di tecniche volte a garantirne le dimensioni e il benessere nel tempo.
Originarie della Cina e poi perfezionate in Giappone, queste metodologie costituiscono una vera e propria “arte del bonsai”: non basta essere semplici appassionati del settore, in quanto bisogna possedere approfondite conoscenze botaniche, e in particolar modo su quali siano le tecniche bonsaistiche, per poter coltivare queste piante dai precisi canoni estetici. Devono rispecchiare, infatti, l’estetica e la filosofia orientale dell’armonia: l’intera composizione deve essere una miniatura della Natura che ci circonda, dalle forme coniche dei tronchi alle dimensioni ristrette delle foglie. Il tutto deve infondere allo spettatore sensazioni di pace e quiete, dando al contempo prova di forza e maturità.
pino coltivazione bonsai
Al contrario delle forme d’arte classiche, il bonsai può essere considerato come un’opera d’arte vivente: esso muta nel tempo, cresce e si espande, ed è proprio per questo che necessita di essere seguito costantemente. Ciò implica che nel tempo si debba procedere alla potatura dei rami, delle cosiddette radici “fittonanti” (ossia quelle che penetrano in profondità nel terreno) e al rinvaso.

Come ottenere un bonsai

Per creare questi capolavori naturali in miniatura, si possono utilizzare diverse tecniche:
  • Ottenimento da seme: tra tutti, è il metodo più naturale. Consiste nella semina in vaso durante la primavera o in tarda estate/autunno. Alcuni semi richiedono, prima di essere piantati, di essere sottoposti alla cosiddetta “stratificazione”: in inverno, vanno posti tra due strati di sabbia e conservati in un luogo freddo (che può essere l’ambiente esterno o il frigorifero di casa), poi a primavera vengono seminati.
    Il terreno ideale per la germinazione è costituito da un 50% di sabbia e un 50% di terra (o torba); è consigliato, inoltre, forare la base del vaso in modo da favorire il drenaggio e, una volta seminato, coprirlo con una lastra di vetro (o plexiglas trasparente) fino alla germogliazione.
    Seguendo questa strada, ci vogliono dai cinque ai sette anni per ottenere un bonsai dalle dimensioni discrete, ma il risultato sarà esteticamente molto gradevole.
  • Ottenimento da talea: questo è un modo più veloce rispetto alla semina. In caso di talea semi-legnosa, si deve tagliare nettamente un ramo giovane da un altro bonsai all’altezza di un internodo fogliare e spogliarlo di tutte le sue foglie (tranne quelle più in alto); dopodiché, lo si deve immergere in una soluzione di ormoni radicanti e poi piantare (in posizione leggermente inclinata) in un terreno adatto alla radicazione: ben drenante e soffice, composto da un misto di terriccio e sabbia. Questa procedura va eseguita, solitamente a metà estate.
    Infine, la talea va protetta dall’esposizione ai raggi solari e dalle raffiche di vento; è consigliato coprire i vasi con sacchetti di plastica trasparenti e innaffiare per aspersione quando il terreno si presenta asciutto. Le prime foglie dovrebbero, così, spuntare dopo poche settimane.
    Nel caso, invece, di talea legnosa, il procedimento è lo stesso esaminato in precedenza, con l’unica differenza che il periodo adatto è rappresentato dai mesi autunnali e si sceglie un ramo già ingrossato e lignificato.
    Sebbene più veloce, questa seconda tecnica non garantisce sempre risultati soddisfacenti.
  • Ottenimento da margotta: questa tecnica, più complessa rispetto alle precedenti, richiede la conoscenza di precise tecniche botaniche. La margotta può essere effettuata in diversi modi. Il primo consiste nell’incisione di un ramo fino al suo cambio attraverso un filo di rame o di ferro, spruzzato di ormoni radicanti; l’incisione va poi ricoperta da sfagno bagnato avvolto da un telo di plastica, facendo attenzione a che non passi aria. Fatto ciò, non resta che attendere lo spuntare delle radici: a comparsa avvenuta, si procede a separare il ramo dalla pianta originaria incidendo sotto le radici e piantando il ramo in un altro vaso.
    Un’ulteriore tecnica necessitante il rivestimento con la “caramella” di sfagno, consiste nello scortecciare una piccola porzione di ramo e ricoprirla con apposti ormoni.
    Attraverso la tecnica della propaggine, invece, il rivestimento non è necessario in quanto, una volta scortecciato e spalmato il ramo, lo si ricopre con la terra separandolo dalla pianta madre solo dopo che sono spuntate le radici.
    L’ottenimento tramite margotta è consigliabile nei mesi di aprile/maggio.
  • Ottenimento da piante vivaistiche: a volte i vivai mettono a disposizione materiale per questo tipo di coltivazioni. Tuttavia, non sempre le piante presenti sono adatte ad una loro miniaturizzazione tramite bonsai.
  • Ottenimento da pre-bonsai: concetto tipicamente occidentale, il pre-bonsai consiste in una pianta coltivata in vivaio già destinata a diventare un futuro bonsai. Vengono, infatti, curati in particolar modo il tronco ingrossato e i rami, che devono essere disposti a raggiera.
  • Ottenimento da raccolta: quest’ultima tipologia è la più problematica. Innanzitutto, in Italia è vietata la raccolta dai terreni demaniali; inoltre, vi sono scarse probabilità che, una volta estratta dal terreno, la pianta attecchisca. La raccolta va fatta preferibilmente in autunno e in primavera, asportando una zolla di terreno sufficiente al contenere le radici. In seguito, va eliminato il fittone e rinvasata, meglio se in un terreno simile a quello dal quale è stata estratta.

Le tecniche di impostazione e mantenimento

Come già espresso, fare il bonsaista non è un lavoro semplice. Richiede molte cure e attenzioni, oltre che un’ampia conoscenza delle tecniche da utilizzare per raggiungere il risultato desiderato. Innanzitutto, una variabile da non trascurare è il tempo: ogni pianta, infatti, segue un suo naturale processo di crescita, e possono volerci addirittura anni prima che il bonsai giunga alla forma prevista.
Anche al raggiungimento dell’obiettivo, tuttavia, il lavoro non è concluso. Per mantenere la forma, infatti, vanno implementate tutta una serie di cure costanti. Di seguito, vediamo quali sono le tecniche principali imprescindibili per essere un bravo bonsaista.
  • bonsai ficusPotatura: rappresenta la fase più importante. Vi sono vari tipi di potatura, tra i quali figura quella cosiddetta di “formazione”: è la fase in cui il bonsaista decide quali rami eliminare definitivamente dalla sua composizione e quali accorciare ai fini di avvicinarsi il più possibile all’armonia dello stile prescelto. Va fatta in primavera, quando la pianta reagisce con più vigore.
    Inoltre, è una tipologia che può essere ripetuta più volte nel corso degli anni se si decide di seguire il metodo del “taglia e lascia crescere”: questo implica che vengano lasciati spuntare i rami dalle gemme dormienti, per poi procedere ad una nuova potatura (è una tecnica utilizzata prevalentemente per dare conicità a tronco e rami, un elemento essenziale per l’estetica del bonsai).
    Vi è, poi, un altro tipo di potatura, più leggero: attraverso questo si va semplicemente ad accorciare i rami per mantenere l’armonia complessiva della composizione. È necessario più volte l’anno per le piante che crescono a ritmi sostenuti, mentre risulta sufficiente a scadenze pluriennali per piante che presentano un ritmo di crescita più lento.
    Infine, c’è una tipologia di potatura riguardante le foglie, detta “defogliazione”: la si esegue durante la bella stagione affinché crescano nuove foglie più piccole, in linea con i canoni previsti. Questa, però, la si può fare solamente se la pianta gode di buona salute, essendo la rigenerazione un processo dispendioso di energia.
  • bonsai con mantenimento a filoL’utilizzo del filo: quando una pianta è giovane, i suoi rami tendono a crescere rivolti verso l’alto. Per donarle l’aspetto maturo, dai rami orizzontali o, addirittura, inclinati leggermente verso il basso, si utilizza un filo come “linea guida” per la crescita. La tecnica consiste nell’avvolgere le parti interessate con filo metallico tracciando il percorso desiderato, avvolgendo se si preferisce uno strato di raffia tra il metallo e il tronco, affinché quest’ultimo non si rovini.
Tecnica e creatività, qui, si fondono per creare composizioni armoniche e sinuose alla vista di coloro che guardano. È proprio il caso di dire che sono vere e proprie opere d’arti viventi.

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